Come emettere una fattura senza partita IVA

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Come emettere una fattura senza partita IVA

In Italia esiste una regolamentazione che fissa i limiti e i vincoli a cui attenersi per quanto riguarda le prestazioni occasionali. Tutti i lavoratori che non hanno aperto una partita IVA, infatti, possono offrire il proprio lavoro in regime “occasionale”, ovvero discontinuo e saltuario. Si chiamano lavoratori autonomi occasionali.

Il lavoratore autonomo occasionale e i suoi diritti e doveri sono disciplinati dall’articolo 2222 del Codice Civile. Nell’articolo, il lavoratore autonomo occasionale è colui che offre la propria prestazione lavorativa, sotto forma di un’opera o di un servizio, a fronte di un pagamento, ma senza alcun vincolo di subordinazione verso il suo committente.

Ci sono regole a cui deve attenersi il lavoratore autonomo occasionale? Se sì, quali sono? E, soprattutto, può e come emettere una fattura senza partita IVA? In questo articolo rispondiamo a queste domande.

Prestazioni del lavoratore autonomo occasionale: regole

Il lavoratore autonomo occasionale può garantire prestazioni lavorative solo attenendosi a determinati vincoli. Tali vincoli riguardano la continuità e la somma di denaro percepita annualmente.

Partendo dal principio, il committente può chiedere una prestazione occasionale a un professionista, che stabilisce i tempi e le modalità di lavoro. In questo senso, il lavoratore occasionale è, di fatto, pienamente autonomo da questo punto di vista, al contrario del dipendente.

Limite di continuità

Tuttavia, per il professionista non è previsto il requisito di continuità. Questo è il primo aspetto che lo differenzia da un lavoratore dipendente: non può, infatti, in nessun modo prestare i propri servizi in modo continuo e stabile, ma solo discontinuo e saltuario.

Altre norme contribuiscono a sancire i contorni netti della prestazione occasionale, che non riguarda soltanto l’occasionalità del rapporto fra datore di lavoro e professionista.

Limite di reddito

Un altro aspetto fondamentale che differenzia il dipendente dal lavoratore autonomo occasionale è quello relativo al reddito percepito tramite le prestazioni occasionali. Infatti, proprio per non sfruttare questo canale di fatturazione in modo potenzialmente illimitato, lo Stato stabilisce dei limiti entro cui non è possibile esercitare la libera professione presso committenti.

Il limite riguarda, appunto, la somma percepibile attraverso queste prestazioni: il reddito non deve superare i 5000 euro annui. Tale limite può essere superato solo qualora una singola prestazione superi la somma di cinquemila euro.

Tuttavia, in questo caso, il lavoratore dovrà pagare i contributi provvidenziali sulla parte in eccesso e non potrà offrire ulteriori prestazioni nello stesso anno, a meno che non apra un partita IVA.

Quali altri limiti ci sono?

Un altro limite sta nella quantità di ricavi percepito da un singolo committente, poiché ciò comporterebbe una reiterazione delle prestazioni per la medesima persona o collettivo.

Non si può, inoltre, collaborare con un committente per un anno intero. In particolare, la legge prevede un massimo di 30 giorni di committenza per un singolo rapporto lavoratore – datore di lavoro.

Infine, non è consentito pubblicizzare il professionista, a meno che, ancora una volta, questi non proceda prima ad aprire una partita IVA.

Come emettere una fattura senza partita IVA?

La fattura senza partita IVA comporta una ritenuta fissa del 20%. Questa ritenuta, tuttavia, non viene versata dal lavorate, bensì dal committente stesso. In sostanza, è il committente che paga al posto del professionista la parte di imposta dovuta a seguito del lavoro prestato. Proprio per questo motivo viene chiamato “sostituto di imposta“. Al lavoratore sarà fatta pervenire una certificazione dei compensi che servirà alla compilazione della dichiarazione dei redditi.

Quali dati vengono inseriti nella ritenuta d’acconto?

Nella ricevuta senza ritenuta d’acconto dovranno essere inclusi: i dati del committente e della rispettiva impresa; i dati anagrafici completi del professionista, incluso il codice fiscale; un’indicazione sul tipo di lavoro svolto, incluso il periodo di tempo entro cui si è prestato servizio con indicazione della data di inizio e fine; la somma di denaro retribuita (il contributo lordo) e quella corrispondente all’imponibile con la ritenuta d’acconto; la somma di denaro netta da versare al professionista e infine occorrerà apporre una marca da bollo da 2 euro, quando il compenso supera la somma di 77,47 euro.

Infine, la ricevuta senza partita IVA deve essere firmata dal committente e dal lavoratore e dovranno essere indicate la data di emissione della ricevuta e il numero della marca da bollo.

 

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